giovedì 18 novembre 2010

Pomponesco - Conclusione stagione agonistica Strà Ferà

Il 14 Novembre si è conclusa la stagione agonistica della Strà Ferà.

La piazza prescelta non poteva che essere quella di Pomponesco, un piccolo paese di 1.750 abitanti in provincia di Mantova, geograficamente collocato nel triangolo d’oro della bassa pianura padana fra Parma, Modena e Mantova appunto: un paese a forte industrializzazione con tantissime aziende che sono il fiore all’occhiello dell’Italia che lavora,  dove a farla da padrone però è ancora l’agricoltura e i suoi frutti. Non poteva esservi un evento migliore per concludere degnamente una stagione ricca di fatica ma anche di tante soddisfazioni che non la “Festa del Ringraziamento”, una festa che ci ha fatto praticamente sentire a casa date le nostre origini contadine visto che è una sagra tutta dedicata all’agricoltura, alle sue tradizioni, alla cultura, al folclore ed alla gastronomia di estrazione contadina: già il solo fatto di essere in pianura, con il Grande Fiume che ci avvolgeva, le grandi distese di coltivazioni delimitate dalla robinie, la nebbia che scendeva bene nei polmoni ci ha fatto partire col sorriso.

All’arrivo, dopo due ore e mezza di gran tirata in macchina (e secondo me gli autovelox ancora se la ridono…) ci accoglie Nico, uno degli organizzatori al quale va il grazie corale di tutta la squadra per il gentile invito e per l’accoglienza riservataci: ci viene offerto il pranzo che non è proprio indicato per una prestazione atletica… Si parte da un antipasto di salame e coppa mantovana per poi passare a ravioli in brodo, pasta al ragù, stufato e braciole di maiale, dolci (salame di cioccolato, i brutti ma buoni, i biscotti “ossa dei morti”) ed infine il caffè, il tutto condito ovviamente da un frizzantissimo Lambrusco. Il problema vero è che fra gli antipasti c’erano i famigerati “ciccioli” ai quali non ho saputo resistere e me ne sono pappati una quantità industriale: solo a posteriori sapevo che si sarebbero rivelati parte integrante del palo della cuccagna e causa della mia defaillance…. Ma procediamo con ordine.

Dopo il pranzo-abbuffata, durante il quale il nostro supporter d’eccezione nonché mecenate della Strà Ferà e grande intenditore di maiali (visto che fa il contadino e macellaio), al secolo Zio Gigi, confermava l’ottima qualità dei prodotti serviti, ci siamo avviati a visitare la sagra.

Il centro della festa era la graziosa piazzetta di Pomponesco, molto simile per struttura a quella del più ben noto comune di Brescello distante soli pochi chilometri, piccola e molto raccolta circondata da una doppia fila di porticati al di sotto dei quali prendevano posto diverse bancarelle. E qui nasce il primo motivo di “spasso”….. Causa il continuo friggere di ciccioli e di gnocchi fritti, l’arrostire porchette ma soprattutto lo sciogliere in continuazione la “Sugna” (tessuto adiposo surrenale del porco, poverissimo di tessuto fibroso e di poca consistenza, in pratica lo scarto più merdoso del maiale) l’aria che si respirava (a fatica) nella graziosa piazzetta era a dir poco nauseabonda, mi ricordava vagamente l’odore di Aldo dopo il rabattone da caldo preso in Puglia nel 2003 oppure l’ascella pezzata del miglior Fabio.

L’attrazione principale erano naturalmente i trattori: presenti in gran quantità , di varie forme e dimensioni hanno attratto la folla alcuni per la loro mole, altri per il loro valore storico, altri per l’effettivo utilizzo nella vita quotidiana in mezzo ai campi; ci siamo soffermati sui Landini d’epoca, quelli cosiddetti a “testa calda”, che avevano un modo tutto particolare e dal sapore di altri tempi per l’accensione: proprio uno di questi, nel tentativo di risalire una sponda di prato per raggiungere la sovrastante strada si è improvvisamente ribaltato! Nulla di grave per il conducente che con uno zompo felino è saltato giù dal mezzo: io in compenso mi sono cagato addosso perché ad un paio di metri di distanza, proprio sulla direttiva del trattore, c’era parcheggiata la mia macchina!!!

Al centro della piazza stava bello ed immobile il palo, ma a prima vista mi sembrava che qualcosa non andasse, forse nella forma: ci avviciniamo e scopriamo che il palo era quadrato con solo i bordi un pò limati tanto per non spezzarci del tutto le ossa delle gambe: già sorridevo all’idea del bloccaggio che avrebbe fatto Aldo, praticamente con le gambe distese come un cinghiale da fare arrosto (e il posto lo permetteva).

Tre le squadre partecipanti: oltre alla Strà Ferà ritroviamo due vecchie amicizie, i Gitani e le forti Vipere di Melara ed a quel punto capiamo che la competizione non sarebbe stata affatto scontata. Passano i minuti e l’orario previsto, le 17:00, si avvicina. Ma io mi sento un pò strano….. Anzi, mi sento un po’ una merda….. AB mi dice che sono bianco come un cadavere, ed in effetti mi sento la pancia gonfia ed un leggero senso di nausea: decido di fare qualche giro per cercare, con il movimento, una facile ed irreprensibile digestione ma mentre cammino attorno alla piazza insieme a Riccardino mi accorgo che sudo copiosamente freddo…. La nausea, grazie all’odore persistente di Sugna, si trasforma in un senso di vomito tremendo…. Le ore passano ed il palo finalmente inizia alle 18:30. Siamo sotto al palo tutti e 4 (io, Aldo, AB e Riccardino) ma io penso solo alla gran voglia di vomitare visto che per ingrassare il palo indovinate un po’ cosa hanno utilizzato?!?!?!? LA SUGNA che hanno bollito tutto il giorno! Così ora anche il palo sa di morto. Basta, io non ce la faccio e li pianto in asso e su consiglio del T. M. mi ricambio e mi compro una coca cola per cercare di digerire. E’ la cosa più terribile: essere in un tendone sentendo le urla di incitamento della folla mentre gli altri cercano di raggiungere la cima e tu non sei lì ad insozzarti di grasso ops, di Sugna!

La Coca Cola fa il suo effetto: mentre parlo con le galline (le varie mogli e morose che ci portiamo dietro) mi viene un conato trattenuto solo dalla mia mano; corro fuori dal tendone e dietro uno dei meravigliosi trattori tiro fuori il meglio di me (sembrava che avessi bevuto un litro di Nelsen Piatti). Con le galline decido di rientrare a casa prima degli altri visto che sono ridotto come uno straccio…. Ma mentre mi allontano li vedo salire al quinto posto sul palo pieno di grasso animale e fra me e me penso “non posso avvicinarmi così tanto al Fabio e a Fano”, per cui rubo le mie cose alla morosa (che s’incazza come una iena visto che 5 minuti prima avevo vomitato), corro nel tendone e mi cambio al volo: con due giri di nastro isolante fermo le protezioni sulle gambe alla cazzo di cane e mi butto nella mischia assieme alla squadra. Ormai in cima ci sono già arrivati gli altri, ma almeno la cima la dobbiamo guadagnare pure noi: Riccardino (alias Temperino che ha 14 anni ragazzi, un mito visto che scavalca e blocca, anche se ormai gli abbiamo rovinato la crescita ossea) per primo, io secondo, AB terzo Aldo 4. Partiamo: la pila da 4 inizia bene, poi parte Riccardino che sale bene, peccato che col mio bloccaggio al pelo, visto la larghezza del palo e la forma squadrata di certo non aiuta,  quasi mi si spezzano le ossa della caviglia e del ginocchio…. Parto io, tutto sommato salgo e mi lego al palo: per sbaglio respiro e sento l’odore della Sugna sul palo e giuro che per poco non vomitavo ancora…. Sale veloce AB mentre Aldo resta bloccato sulla quarta posizione con Riccardino sopra: Ab si blocca e sembra nuotare nella Sugna, riparto ed arrivo finalmente alla cima! Finalmente l’ultimo palo della stagione è concluso e posso permettermi di pensare di vomitare in santa pace ma come doveva accadere sto bene e non mi sento più male.

Alla fine di tutto pensiamo di andare a farci una bella doccia calda rigenerante visto che il buon Nico ci ha messo a disposizione gli spogliatoi: peccato che l’acqua era gelata ed onde evitare di star male ancora opto per una prudenziale lavata di faccia a basta, mentre AB si lava a pezzi fra i Santi e le Madonne che volano.

All’uscita ripenso a quale grande stagione abbiamo fatto, a quali e a quanti pali abbiamo partecipato, ai bellissimi posti che abbiamo visitato ed alle tante belle sagre che abbiamo visto: salutiamo tutti i concorrenti ripromettendoci a vicenda di ritrovarci tutti assieme sotto un palo pieno di grasso la prossima stagione 2011 e poi salutiamo Nico che ci ha dato la possibilità di partecipare a questa bella sagra. Mi offre uno gnocco fritto che, causa il mio stomaco non ancora a posto, devo rifiutare ma che mi riprometto di mangiare il prossimo anno sperando di fare una figura migliore di quest’anno.

 

P.S.: la mia morosa è ancora incazzata e non me la dà ancora….

 

 

Dott.  Andrea Moroni (Bungiu, Strà Ferà)

 

 

domenica 7 novembre 2010

Cuccagna Romagnola - Dedicato a tutti quelli che..si inventano una cuccagna!

Pubblico una delle tante mail che riceviamo sul blog con richieste i suggerimenti e consigli su come organizzare una cuccagna, su dove trovare il palo, la rete..e la bella risposta a mò di ricettario di Fano.

Ciao ragazzi, Siamo un gruppo di Macerone di Cesena che da qualche anno ci siamo appassionati anche noi alle cuccagne. Noi solitamente abbiamo pali molto più corti e un modo diverso di salita, infatti normalmente le squadre sono composte da tre massimo quattro persone e solo l'ultimo sale per raggiungere la vetta con l'aiuto di uno straccio di yuta. Non appena abbiamo visto i vostri metodi di salita ma soprattutto i vostri giganteschi pali c'è subito piaciuta l'idea di impare anche a noi. La nostra maggior difficoltà sta nel trovare pali così lunghi e rivedendo i vostri video ci siamo accorti che la maggior parte dei pali sono giuntati. Volevamo sapere come fate a fare le giunte in modo sicuro ed affidabile, in modo da iniziare ad allenarci un pò seriamente, con la speranza di trovarci magari tutti insieme sotto ad un palo di 16 metri come quello di Erba.Per il momento ringraziamo, siamo davvero contenti di avere trovato altri appassionati che al posto di fare sport "da fighe" si appassionano al grasso della cuccagna.
Fabio di Mac erone


Caro amico di Cesena, sono Stefano, un componente della squadra della Strà Ferà e mi fa piacere sapere che tramite il blog creato dal team manager della squadra (Aldo) riusciamo a raggiungere persone al di fuori dei piccoli confini del nostro paesello.
Mi fa anche piacere sapere, e parlo a nome di tutta la squadra, che anche al giorno d’oggi esiste qualche ragazzo a cui piace questo bel gioco della nostra italica tradizione.
Mi chiedi informazioni su come preparare un palo della cuccagna.
Ti spiego qui di seguito alcuni concetti fondamentali, lascio a voi un po’ di fantasia nell’applicare quello che ti sto dicendo.
Anzitutto il palo: è sufficiente incominciare con un palo in legno dell’altezza di 8 o 9 metri (di quelli dell’ENEL per intenderci). Sono relativamente facili da trovare, non è necessario praticare alcuna giunzione con altri pali perché hanno già una buona altezza e sono del diametro giusto.
Il diametro del palo dovrebbe essere compreso tra 18 e 22 cm circa. Queste dimensioni assicurano un comodo bloccaggio attorno al palo, altrimenti si rischia di non riuscire a tenere uno scavalco del compagno oppure di farsi male.
Ancoraggio a terra: saldare ad una piastra quadrata di lato 1 metro o poco più un tubo in cui infilare il palo.
Il palo per comodità non deve entrare forzato nel tubo. Verrà bloccato in un secondo tempo con dei cunei di legno.
Il tubo al limite può essere incernierato alla piastra, in modo che il palo possa venire infilato a terra e quindi ruotato in piedi.
E’ necessario infine ancorare il palo a terra con 4 tiranti legati alla cima del palo.
Utilizzare per un tiraggio ottimale delle cinghie con cricchetto di quelle che usano i camionisti per bloccare il carico trasportato.
Se il palo sarà montato tutto l’anno all’esterno è meglio cospargerlo di grasso ogni tanto, il grasso lo proteggerà dalla pioggia e dalla neve nella stagione invernale.
Nel caso in cui vogliate invece cimentarvi su pali più alti è meglio optare per la soluzione che prevede l’unione di due spezzoni di palo
un palo da 12 metri composto da 2 spezzoni da 6 metri è la misura più indicata perché facilmente trasportabile se smontato.
Noi ci siamo procurati i due spezzoni da un boscaiolo della provincia di bergamo; ti consiglio di rivolgerti a qualche boscaiolo o segheria perché è più facile trovare spezzoni già del giusto diametro evitando così lunghe operazioni di piallatura.
I due spezzoni vanno comunque sicuramente piallati in superficie e levigati per togliere ogni possibile scheggia (molto pericolose!). Se presentano crepe profonde riempile con segatura e vinavil.
Quindi è necessario lavorare le due estremità da unire.
L’estremità inferiore va “tornita” (noi abbiamo usato un flessibile con disco abrasivo tipo carta vetrata) ed infilata forzata per circa mezzo metro in un tubo di metallo lungo circa un metro ed avente lo stesso diametro del palo in modo che una volta calzato sul palo le due superfici possano raccordarsi bene senza creare delle discontinuità.
Anche l’estremità inferiore va tornita ed infilata non forzata nello stesso tubo.
Un accorgimento. Nel tempo il legno potrebbe gonfiarsi oppure subire un leggero ritiro. Il risultato è che la metà superiore del palo o entra troppo forzata nel tubo di raccordo oppure ci balla dentro.
Noi abbiamo risolto così il problema: abbiamo trovato un secondo spezzone di tubo lungo mezzo metro che entri molto preciso nel tubo di giunzione e l’abbiamo calzato forzato nella estremità superiore.
Tenendo sempre ben ingrassata la giunzione i due tubi entrano precisi ma molto facilmente.
Due parole sulla rete di protezione: abbiamo comprato una rete quadrata lato 6 metri a Mont’Isola sul lago d’Iseo dove ci sono parecchi artigiani che costruisco reti. E’ di tipo elastico, come quella che usano i trapezisti al circo. E’ancorata a terra in 8 punti utilizzando dei grossi picchetti. E’ comodo utilizzare come pali i puntelli dei muratori, regolabili in altezza.
Un consiglio: da un palo della cuccagna non bisogna mai cadere, tenete sempre un buon margine di sicurezza e se proprio si è stanchi morti si scende.
Che altro dire? Guarda con attenzione i video pubblicati sul blog. Guarda e cerca di imitare: è quello che abbiamo fatto anche noi con le squadre più titolate.Una volta imparato poi è necessario far nascere altre squadre e tornei nel vostro paese ed in quelli vicini!
Ciao e … tienici informati sulle evoluzioni!

Fano, Strà Ferà